Cavalcando l'onda più pericolosa del pianeta
04-03-2005All News
Ogni inverno, i migliori surfer di Brasile, Australia, Hawaii e Stati Uniti si danno appuntamento in questo luogo un tempo segreto, 800 metri dalla costa, in attesa di onde abbastanza grandi per dare il via alla gara. «Abbastanza grandi» a Mavericks significa onde che possono raggiungere i 15 metri di altezza ed oltre. «Le nostre previsioni parlano di onde dai 9 ai 10,5 metri» dice il portavoce della competizione Keir Beadling. «Questo significa per noi onde grandi, cavalcarle è qualcosa di epico». Tra i partecipanti Carlos Burle, il più famoso «cavalcatore» di onde giganti del Brasile, e gli australiani Tony Ray e Ross Clarke-Jones. Il surfista locale Darryl «Flea» Virostko è l'unico dei re che torna in questa sfida. Ha già vinto tre volte la gara di Mavericks ed ha «sconfitto» anche la competizione vincendo nei soli anni in cui la competizione è stata fatta: 1999, 2000 e 2004. Le protuberanze che improvvisamente fanno salire il fondo marino sul «banco» di Mavericks sono la causa dell'innalzamento delle onde: sono loro a produrre i grandi muri d'acqua, riconosciuti come i più pericolosi del pianeta.
Qui, sulla spiaggia di Half Moon Bay, i surfisti dopo alcuni giorni trascorsi a scrutare l'orizzonte, hanno finalmente puntato le loro lunghe tavole da surf, conosciute come «guns», verso il largo in cerca delle grandi onde da cavalcare. Fu Jeff Clark a scoprire nel 1975 la «frattura» di Mavericks che dà origine alle onde giganti e cominciò a cavalcarle da solo per più di dieci anni finché non iniziò a dividere il suo segreto con altri. Ora alla competizione sono ammessi solo surfisti con grande esperienza. Chi non è abituato alle grandi onde, specie a quelle di Mavericks, rischia di rimanere schiacciato dalla massa d'acqua sul fondo del mare o sbatacchiato in uno specchio d'oceano pieno di rocce conosciuto e soprannominato dai locali come «il cimitero». Il campione hawaiano Mark Foo morì cavalcando una grande onda a Mavericks nel 1994. Tratto da: http://www.corriere.it/